Alle radici della sostenibilità: elementi per una cronologia tra il XVII e il XXI secolo.

A cura di Cristina Accornero

Una linea del tempo aiuta a ricostruire i processi che hanno condotto all’idea di sostenibilità, dai prodromi del pensiero alle origini del movimento ambientalista, vale a dire dalla metà del Seicento fino agli anni contemporanei. Questo viaggio nel tempo permette d’individuare le radici storiche della questione, attraverso una sequenza che intreccia pensiero, opere e azioni di intellettuali, scrittori, filosofi, economisti e scienziati impegnati a trovare forme di razionalità nel difficile rapporto tra Uomo e Natura. Il patrimonio forestale, il contrasto tra campagna e città, l’urbanizzazione selvaggia e lo sfruttamento industriale del suolo sono oggetto di analisi critiche che testimoniano la graduale presa di coscienza per la salvaguardia del pianeta. I momenti di svolta sono numerosi, nati da impulsi diversi: l’invenzione a metà Ottocento di una disciplina scientifica, qual è l’ecologia; l’istituzionalizzazione di beni naturali come i parchi statunitensi a inizio Novecento; l’impegno degli organismi internazionali, indirizzato a responsabilizzare gli Stati dopo il Secondo conflitto mondiale; la lotta al DDT e ad altri agenti chimici rivelatisi pericolosi per la salute dell’uomo, in pieno miracolo economico; la nascita dei movimenti cosiddetti verdi negli anni Ottanta; le risposte tecnologiche alle crisi di maggior rilevanza, all’alba del nuovo Millennio. Da questo percorso complesso, a tratti carsico, sulla spinta dei movimenti di protesta, da un lato, e dell’elaborazione di nuove analisi economiche, scientifiche e filosofiche sulla civiltà industriale, dall’altro, emerge una straordinaria consapevolezza collettiva, che continua a porre nuove sfide, anche tecnologiche, al complesso rapporto tra Uomo e Natura.

 

XVII - XVIII SECOLO

Tra XVII e XVIII secolo appaiono i prodomi del pensiero alla base dell’idea di sostenibilità. In età preindustriale si verificano i primi danni ecologici, quali deforestazione, erosione del suolo, fiumi interrati, inquinamento urbano, siccità e interruzione dei raccolti. Le cause vanno rintracciate nei cambiamenti climatici, nelle guerre, nei danni ambientali, e nelle prime strategie commerciali del capitalismo nascente. Cresce lentamente una presa di coscienza che rimette in discussione il rapporto tra uomo e ambiente. La seconda metà del XVIII secolo è conosciuta come l’epoca della prima rivoluzione industriale: le invenzioni come la macchina a vapore (1769) e il telaio a motore (1785) rivoluzionano la produzione e i rapporti di lavoro, innescando un lento processo di estraniamento dall’ambiente. Le teorie economiche di Adam Smith e dei fisiocrati francesi aprono la strada al libero mercato e alla rigida divisione del lavoro. Il nascente imperialismo coloniale pone le basi dell’economia basata sui consumi, grazie all’intensivo sfruttamento dei territori fondato sul disboscamento per la creazione di colture da reddito come caffè, cioccolato, tabacco e zucchero, preziosi beni di consumo della società europea.

 

La silvicoltura all’origine della sostenibilità

Se nel XVII secolo già si trovano alcune esperienze di gestione razionale dei boschi, nel secolo XVIII l’uso intensivo del legname in ogni settore della società contribuisce al disboscamento. L’idea di sostenibilità ha origine quando un sovraintendente minerario sassone, Hans Carl von Carlowitz, conia il termine Nachhaltigkeit per contrastare la pratica dello sfruttamento intensivo del legname ricavato dalla medesima foresta. Dall’ispirazione di Carlowitz, la silvicoltura diventa un ramo della scienza che stabilisce l’importanza dei terreni boschivi come fonte economica e una risorsa fondamentale per le società preindustriali.

1661: Il primo rapporto sugli effetti dannosi dell'inquinamento atmosferico causati dalla combustione del carbone a Londra è redatto da John Evelyn e intitolato Fumifugium.

1664: John Evelyn dà alle stampe il volume Sylva, or a Discourse of Forest-trees, and the Propagation of Timber, descrizione enciclopedica dei vari generi di alberi, della loro coltivazione e del loro uso.

1669: Il ministro francese delle Finanze Jean-Baptiste Colbert dà vita a un codice forestale per la gestione e la valorizzazione dei boschi, considerato un modello di silvicoltura ripreso in tutta Europa.

1713: Hans Carl von Carlowitz elabora un manuale innovativo sul tema forestale, riconosciuto come un momento di svolta nella storia della sostenibilità: Sylvicultura Oeconomica oder Anweisung zur wilden Baum-Zucht.

1763: Nasce la silvicoltura come scienza: nel 1763, alla fine della Guerra dei Sette anni, nella foresta dello Harz da Hans Dietrich von Zanthier è fondata la prima scuola di silvicoltura.

1767: Lo sviluppo della scienza forestale si fonda sulla matematica e sulla botanica: Johann Wilhelm Hossfeld elabora il concetto di produzione sostenibile, formulato in linguaggio matematico.

All’origine della prevenzione e della tutela della salute dei lavoratori

1700: Bernardino Ramazzini, padre fondatore della medicina del lavoro, pubblica il De Morbis Artificium Diatriba.  

18 settembre 2020 - 6 gennaio 2021 Prevenire è meglio che curare. Bernardino Ramazzini primo medico del lavoro, Una mostra celebra la figura di Bernardino Ramazzini (1633-1714) il fondatore della medicina del lavoro.

1779: Johann Peter Frank, pioniere e riformatore della sanità pubblica, elabora il primo trattato di igiene pubblica e medicina preventiva: il compito del medico diventa sia prevenire sia curare e guarire le malattie.

Il mondo intellettuale e gli scienziati si rivolgono al mondo naturale:

Verso la fine del XVIII secolo, iniziano a manifestarsi segnali di critica nei confronti della nuova società. L’intellettuale illuminista, cosmopolita, avversa la schiavitù e spinge a una maggiore presa di coscienza sui diritti umani sostenendo il miglioramento delle condizioni materiali e intellettuali dell’umanità. Le rivoluzioni americana e francese sono portatrici di queste nuove visioni del mondo. Tra i principi dell’Illuminismo è la separazione tra scienza e religione che promuove una nuova filosofia della natura, grazie a cui l’uomo sperimenta la realtà attraverso i sensi.

1747: Pubblicazione di Zadig, racconto di Voltaire in cui lo studio della natura, collocato fuori da schemi teorici, avviene attraverso l’interpretazione dei segni che la natura stessa regala a chi vuol comprenderla.

1749-89 : Il naturalista francese Georges-Louis Leclerc de Buffon dà alle stampe Histoire naturelle, générale et particulière, avec la description du Cabinet du Roi, catalogo del mondo animale e minerale.

1751-72: Jean-Baptiste D’Alambert, matematico, e Denis Diderot, filosofo, sono i curatori dell’Encyclopedie, impresa culturale volta a sistemare ogni ramo della conoscenza.

1755: Discorso sull’origine e i fondamenti dell’ineguaglianza fra gli uomini di Jean-Jacques Rousseau: l’allontanamento dell’uomo dalla Natura, avvenuto con la divisione del lavoro e la proprietà privata della terra, danno origine alla diseguaglianza fra gli uomini.

1755: Code de la nature di Etienne-Gabriel Morelly, manifesto contro l’allontanamento dell’uomo dalla Natura, mitico regno della felicità.

1758: Carl Linnaeus, botanico e zoologo svedese, inventore della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, pubblica Systema Naturae per Regna Tria Naturae, secundum classes, ordines, genera, species, cum characteribus, differentiis, synonymis, locis.

1775: Marsilio Landriani, chimico milanese, pubblica Ricerche fisiche intorno alla salubrità dell'aria. introducendo i termini eudiometria e eudiometro, sullo studio scientifico della salubrità dell’aria.

1781: Viaggio in Egitto e Siria di Constantin-François de Chasseboeuf conte di Volney, erudito francese, è considerato il primo trattato di geografia e il nuovo modello di rappresentazione del paesaggio.

1790: Johann Wolfgang von Goethe elabora il saggio Versuch die Metamorphose der Pflanzen zu erklären, in cui individua il carattere omologo della natura.

1798: Thomas Malthus, economista e demografo inglese, pubblica An Essay on the Principle of Population as it Affects the Future Improvement of Society.

 

XIX SECOLO

Nel corso dell’Ottocento si registrano le prime forme di inquinamento: in particolare, con l’avvio della seconda rivoluzione industriale, le città diventano luoghi di degrado ambientale. Con l’introduzione del motore a vapore si modifica radicalmente il mondo del lavoro, determinando aumento della disoccupazione e condizioni lavorative peggiori. Se, da un lato, è alla base di una crescita della ricchezza e di un progresso della civiltà, la rivoluzione industriale avvia processi economici e tecnologici che provocano povertà e disuguaglianze. Lo sviluppo delle macchine richiede maggiore forza lavoro - nasce così una nuova classe, il proletariato di fabbrica - e avvia lo sfruttamento del lavoro minorile. Al tempo stesso, scienziati, politici, riformatori sociali, primi ambientalisti gettano le basi per una visione in contrasto con l’idea di progresso, rappresentato dal mito della macchina e della metropoli, frutto dell’esplosione dell’urbanesimo. L’Ottocento non raggiunge una consapevolezza culturale di massa a proposito del processo di degrado cui sono sottoposte alcune aree naturali del pianeta, ma intravede la pericolosità dell’industrializzazione grazie ad alcuni pionieri sensibili.

Rappresentazione scientifica del territorio

La descrizione del paesaggio, già oggetto di studio da parte del viaggiatore francese Constantin-François de Chassebœuf de Volney a fine Settecento, diventa uno strumento di lettura scientifica del territorio. Grandi spedizioni esplorative, costituite da ingegneri, disegnatori, geografi, archeologi, militari, forniscono una quantità di dati per la rappresentazione cartografica.

1802: In seguito alla campagna napoleonica in Egitto, Dominique Vivant de Denon pubblica Voyage dans la haute et basse Égypte, in cui documenta la realtà di monumenti e paesaggi, riscoprendo la civiltà del Mediterraneo, sperimentando un metodo visuale moderno.

1803: Pietro Bagetti, ingegnere topografo, riproduce le campagne napoleoniche in Italia in una serie di acquerelli, rappresentando in modo dettagliato il paesaggio agricolo piemontese.

1822-29 : Description de l'Égypte ou Recueil des observations et recherches qui ont été faites en Égypte pendant l'expédition française, opera comprendente memorie e tavole del territorio egiziano.

1869: Elisée Reclus, geografo e militante anarchico francese, pubblica Histoire d’un ruisseau (Storia di un ruscello), riconosciuto come un classico della letteratura naturalista.

 

La critica del mondo del lavoro da parte dei riformatori sociali

La critica rivolta all’industrializzazione è il frutto di riflessione di pensatori e attivisti politici. Nascono correnti di pensiero utopico, come l’igienismo di fine Ottocento, mentre inquinamento e disordine sono percepiti come questioni di ordine sociale ossia effetti distorti della modernizzazione prodotta da industrializzazione e urbanizzazione. Molti governi, sia conservatori sia riformatori, in tutta Europa e negli Stati Uniti, avviano politiche d’intervento per sradicare mali sociali quali miseria, malattia, alcolismo e devianza.

1800-25: Robert Owen, imprenditore appartenente alla corrente del socialismo utopico, sperimenta un nuovo modello organizzativo di lavoro nella propria manifattura a New Lanark, in Scozia.

1811-12: In Gran Bretagna si registrano rivolte e proteste da parte di gruppi di lavoratori artigianali della lana che aderisco al Luddismo, movimento operaio che critica l’introduzione delle macchine nelle fabbriche.

1829: Charles Fourier dà vita a una corrente di pensiero utopico, predicando l’armonia universale tra gli uomini e la natura; pubblica così Le Nouveau monde industriel et sociétaire ou invention du procédé d'industrie attrayante et naturelle, distribuée en séries passionnées e concepisce l’idea del falansterio.

1842: Nella serie di articoli intitolati Debatten über das Holzdiebstahlsgesetz, pubblicata sulla “Rheinische Zeitung”, Karl Marx, riflettendo sulla legge contro i ladri di legna, critica come il capitalismo regoli il rapporto Uomo e Natura.

1845: Friedrich Engels pubblica Die Lage der arbeitenden Klasse in England, in cui descrive gli aspetti negativi della rivoluzione industriale attraverso l’analisi dell’ambiente urbano di Manchester.

1886-89: London Labour and London Poor è il primo esempio di statistica sociale nonché la prima inchiesta sociologica, condotta da Charles Booth, ricco borghese riformatore, sui poveri di Londra.

 

Scienziati e naturalisti

Al progresso della silvicoltura si affianca lo sviluppo delle scienze naturali in campi specializzati: nasce così il concetto di ecologia. Il punto di partenza è lo studio sull’evoluzione della specie di Charles Darwin che ha una enorme influenza sulla biologia e sulle scienze in genere.

1804: Pubblicazione a Parigi del primo dei ventitré volumi dell’opera Voyage aux régions équinoxiales du Nouveau Continent: fait en 1799, 1800, 1801, 1803 et 1804, di Alexander von Humboldt, botanico e geografo tedesco.

1811: Heinrich von Cotta, considerato il pioniere della silvicoltura scientifica, costituisce la Reale Accademia Sassone di Silvicoltura.

1814: Georg Ludwig Hartig pubblica il prontuario del Servizio forestale prussiano, disciplinando la nuova silvicoltura con nuove tavole sperimentali.

1852: Robert Smith, chimico, considerato il padre della chimica ambientale, inventa il termine acid rain nel corso delle sue ricerche sul rapporto tra l'inquinamento industriale e l'acidità delle acque meteoriche.

1859: Charles Darwin espone la propria rivoluzionaria ipotesi scientifica nel libro On the Origin of Species by Means of Natural Selection, or the Preservation of Favoured Races in the Struggle for Life.

1866: Ernst Haeckel, biologo, filosofo tedesco seguace di Darwin, conia il termine ecologia, nella sua opera Generelle Morphologie der Organismen.

1872: Robert Smith dà alle stampe la sua analisi sull'acidità dell'acqua piovana nel Regno Unito, Air and Rain: The Beginnings of a Chemical Climatology.

1874: George Perkins Marsh scrittore ambientalista statunitense, considerato il primo ambientalista nella storia, pubblica The Earth as Modified by Human Action.

1875: Eduard Suess, geologo austriaco, conia il termine biosfera nell’opera Die Entstehung der Alpen.

1890: John Muir, ingegnere e naturalista, favorisce presso il Congresso americano la creazione dei primi parchi nazionali di Yosemite e di Sequoia, in California.

1892: John Muir, Teddy Roosevelt e Giffort Pinchot fondano il Sierra Club, prima associazione per la tutela ambientale negli Stati Uniti.

 

La critica nella poesia e nella letteratura

Fin dai primi decenni dell’Ottocento, poeti romantici come Percy Bysshe Shelley, George Gordon Byron, William Blake e William Wordsworth denunciano l’industrialismo come pericolo per l’ambiente e, quindi, ostacolo per la convivenza dell’umanità con la Natura; a queste si aggiungono altre voci di letterati, provenienti dagli Stati Uniti.

1836: Ralph Waldo Emerson, filosofo e padre del trascendentalismo americano, è l’autore del saggio Nature in cui esalta l’aspetto spirituale e morale dell’universo naturale.

1854: Henry David Thoreau, naturalista statunitense, pubblica Walden: Life in the Wood dove racconta la propria esperienza di vita semplice nei boschi tra il 1845 e il 1847.

1854: Charles Dickens pubblica il romanzo Hard Times, dedicato al tema della miseria urbana.

1872: John Ruskin, scrittore e critico d’arte britannico, è autore del saggio Munera Pulveris : Six Essays on the Elements of Political Economy, in cui esprime una critica feroce nei confronti della civiltà del carbone e delle città industriali.

1891: William Morris, artista e scrittore, pubblica un romanzo utopistico, News from Nowhere, in cui descrive il suo sogno di un mondo lontano dalla civiltà industriale.

 

XX SECOLO. 1900-1945

Dopo la Prima guerra mondiale e la grande crisi degli anni Trenta si manifesta l’idea di progresso inarrestabile vacilla. La responsabilità della tecnica, la violazione della natura, il consumismo, i conflitti mondiali testimoniano come lo sviluppo, che nell’Ottocento ha assicurato la crescita dell’Occidente, non sia in grado di evitare la distruzione delle risorse. Nonostante la crisi del 1929 acceleri il processo di impoverimento, aumentando il divario tra ricchi e poveri, il processo di urbanizzazione determina nuovi stili di vita e modelli di consumo. Nel contempo, le scoperte scientifiche e tecnologiche influiscono in tutti gli aspetti pubblici e privati della società, oltre che nello sviluppo dell’industria bellica. Nel 1942 un gruppo di scienziati americani, diretti da Enrico Fermi, costruisce il primo reattore che materializza lo spettro della guerra nucleare. In questo contesto di crisi e con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, forti sono i segnali di ripensamento del rapporto tra Uomo e Natura.

L’istituzionalizzazione dei parchi

Negli Stati Uniti la sensibilità ambientale nei confronti dei terreni boschivi è così forte da determinare l’intero sistema dei parchi nazionali tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento: Sequoia Park (California, 1890), Mount Rainier (Stato di Washington, 1899), Crater Lake (Oregon, 1902) e Glacier (Montana, 1910).

Anche in Europa s’inizia ad avviare significative politiche a tutela degli habitat naturali con l’obiettivo di sottrarli allo sfruttamento economico privato. Anche in Italia negli anni Venti è avviato un piano statale di protezione ambientale con la creazione del Parco del Gran Paradiso (1922), Parco Nazionale d’Abruzzo (1923), Parco del Circeo (1934), Stelvio (1935).

 

1904: Nel Regno Unito nasce il Central Comittee for the Survey and Study of British Vegetation.

1906: A Berlino è fondato lo Staatliche Stelle für Naturdenkmalpflege, ufficio statale per la tutela degli ambienti naturali.

1913: Fondazione della British Ecological Society.

 

Le metropoli

All’inizio del XX secolo la necessità di riformare la città si afferma con il progressivo trionfo della seconda rivoluzione industriale che cambia la fisionomia del contesto urbano, generando un repentino conflitto di classe. Nel Regno Unito, la riflessione sulla rigenerazione della società si accompagna all’idea di ristrutturare la città e l’ambiente: igienisti, scienziati, sociologi, architetti, ingegneri, botanici propongono una visione nuova e moderna di organizzare lo spazio urbano in relazione alla società.

1902: Ebenezer Howard pubblica Garden Cities of To-morrow, in cui propone una visione di futuro fondata sull’armonia tra Uomo e Natura, società e ambiente.

1904: Patrick Geddes, riformatore, sociologo, geografo e botanico scozzese, dà alle stampe City Development : A Study of Parks, Gardens and Culture Institutes.

1905-08: Elisée Reclus pubblica L'Homme et la Terre, inserendo in prefazione l’immagine di due mani che sostengono la terra e il motto secondo cui l’umanità è «la nature prenant conscience d’elle-même».

1914: Grazie all’iniziativa di Robert Parks, con Ernest W. Burgess e Roderick D. McKenzie, nasce la Chicago School of Sociology, fucina di studi dedicati all’ecologia sociale urbana.

 

Fordismo e consumismo

Nella prima metà del XX secolo le nuove tecnologie messe in campo grazie alla seconda rivoluzione industriale, in particolare nei settori della chimica, della metallurgia e dell’energia elettrica, impongono una concentrazione industriale con la conseguente trasformazione degli impianti produttivi, che assumono dimensioni spesso imponenti. La catena di montaggio, introdotta da Henry Ford negli stabilimenti di Detroit, rivoluziona l’organizzazione del lavoro. Con l’avvio della produzione di massa, negli anni tra le due guerre, cominciano a moltiplicarsi le pratiche del consumismo, trasformando sociali e sistemi di valore. Di fronte a questi mutamenti, non tarda a manifestarsi un fronte di critiche radicali da parte degli ambienti intellettuali.

1923: A Francoforte sul Meno, nasce l’Institut für Sozialforschung e, quindi, la cosiddetta Scuola di Francoforte che ha tra i propri obiettivi fondare una teoria critica della società, per disvelare le contraddizioni dell’esistente, in vista di una comunità libera e disalienata.

1932: Louis-Ferdinand Céline, nel romanzo Voyage au bout de la nuit, descrive il fordismo come disumanizzazione: «Mica sei venuto qui per pensare, ma per fare i gesti che ti ordineranno di eseguire … Non abbiamo bisogno di creativi nella nostra fabbrica. È di scimpanzé che abbiamo bisogno».

1934: Negli anni Trenta, tra gli intellettuali che criticano il modello di organizzazione fordista del lavoro, si distingue Antonio Gramsci, in particolare autore di Americanismo e fordismo.

1936: Una critica dal taglio satirico e farsesco proviene dal cinema con il film Modern Times di Charlie Chaplin.

 

La scienza ecologica

1924: Rudolf Steiner elabora il concetto di agricoltura biodinamica come modello di riconciliazione tra Uomo e Natura.

1925: Il matematico Alfred Lotka elabora una serie di equazioni sul rapporto tra popolazione, cicli di nutrienti e flussi di energia, pubblicati nel volume Elements of Physical Biology, primo studio di ecologia teorica.

1926: Lo scienziato russo Vladimir Ivanovič Vernadskij pubblica Biosfera, in cui sostiene che animali, vegetali e atmosfera – attraverso i grandi cicli del carbonio, dell’idrogeno, dell’azoto e dell’ossigeno – formano un immenso unico sistema.

1935: Arthur Tansley, botanico inglese e pioniere della scienza ecologica, elabora la nozione di ecosistema nel saggio The Use and the Abuse of Vegetational Concepts and Terms.

 

XX SECOLO. 1946-2000

Negli anni Sessanta e Settanta si afferma un movimento critico di intellettuali, studiosi, attivisti sensibili alle questioni ambientali, alla giustizia sociale e ai diritti degli oppressi. Il termine ambiente entra nel linguaggio comune, contribuendo a costruire una nozione indispensabile per guardare il mondo e l’umanità, rompendo la separazione tra Uomo e Natura. Numerose organizzazioni di recente costituzione avviano non solo campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, ma anche azioni di pressione sulle politiche governative per trovare una soluzione ai problemi dati da inquinamento, urbanizzazione selvaggia, esplosione demografica, esaurimento delle risorse naturali. Eventi come disastri ambientali portano all’attenzione di tutti i rischi dell’industrialismo spericolato. La crisi petrolifera del 1973 segna una svolta globale, mettendo in crisi il modello di sviluppo illimitato che porta allo spreco energetico e alla dissipazione delle risorse naturali. Tra gli anni Sessanta e Settanta, gli economisti più attenti alla questione ecologica mettono in discussione il pensiero economico classico, aprendo un dibattito internazionale sugli effetti negativi della crescita continua. La politica inizia a prendere coscienza della necessità di promuovere politiche di risparmio energetico. Tra la metà degli anni Settanta e gli anni Ottanta si registra la nascita di partiti cosiddetti verdi , in particolare in Germania, Belgio, Inghilterra e Italia. La creazione di questa coscienza politica, tuttavia, non conosce un percorso lineare poiché, negli ultimi vent’anni del Novecento, le politiche economiche neoliberiste, sulle spinte dei governi di Ronald Reagan e Margaret Thatcher, producono non solo la deregolamentazione dei mercati finanziari e la privatizzazione di molti servizi pubblici, ma un ulteriore impulso all’industrializzazione, a scapito dell’ambiente e dei ceti sociali più sfavoriti.

Verso una società sostenibile: i teorici

1949: Aldo Leopold, ecologo statunitense, pubblica una raccolta di scritti intitolata A Sand County Almanac, contenente un manifesto dal titolo The Land Ethic, in cui è auspicata una nuova armonia tra uomini e la terra.

1953: Foudamentals of Ecology di Eugene Odum, biologo americano, è un’opera pionieristica sull’ecologia ecosistemica, tra le prime a porre la questione dell’impatto antropico sugli ecosistemi.

1961: Jane Jacobs pubblica il fondamentale The Death And Life of Great American Cities, testo cruciale per la critica della metropoli americana.

1962: Rachel Louise Carson, biologa e zoologa statunitense, pubblica Silent Spring, best seller internazionale dedicato alla lotta contro l’uso sistematico di sostanze chimiche tossiche.

1966: lo scritto The Economics of the Coming Spaceship Earth, dell’economista e pacifista Kenneth Boulding, costituisce un contributo eccezionale all’economia ecologica, di grande impatto sul grande pubblico per la questione ambientale.

1968: Henry Lefebvre, filosofo francese marxista, critico della privatizzazione capitalista delle città europee, pubblica Le droit à la ville, in cui sostiene l’importanza di costruire una città pubblica ed equa.

1971: Il fondatore della bioeconomia, Nicholas Georgescu-Roegen, pubblica la sua opera principale The Entropy Law and the Economic Process, considerata modello fondamentale dai teorici della decrescita.

1972: The Limits to Growth, studio commissionato a un gruppo di ricercatori del MIT da parte del Club di Roma, segna una svolta definitiva nella storia del movimento ambientalista.

1973: Small Is Beautiful: Economics as if People Mattered, dell’economista Ernst Friedrich Schumacher, anticipa tematiche ecologiche, criticando aspramente il modello di produzione occidentale.

1980: Jeremy Rifkin, esponente di spicco della green economy, pubblica Entropy: A New World View, testo in cui è analizzato il rapporto squilibrato tra Uomo e Natura.

1981: Murray Bookchin, filosofo anarchico e ecologista radicale, scrive The Ecology of Freedom, manifesto per un’ecologia sociale e una società ecologica.

1990: Elinor Ostrom, scienziata sociale, pubblica Governing the Commons: The Evolution of Istitutions for Collective Action, introducendo la nozione di bene comune nella gestione delle risorse naturali.

1994: Alexander Langer, politico e intellettuale, punto di riferimento dei Verdi italiani, fautore della necessità di una conversione ecologica del modo di vivere della società, lancia il motto più lentamente, più profondamente, più dolcemente e soavemente.

 

Movimenti attivisti e politica

L’inizio degli anni Settanta vede l’avvio delle mobilitazioni contro il nucleare, grazie alle azioni dimostrative di Greenpeace, fondata a Vancouver nel 1971. La tutela dell'ambiente e la lotta contro l'inquinamento, in precedenza portate avanti da movimenti e associazioni, diventano temi ricorrenti nel dibattito politico ed economico, anche in ambito parlamentare. Nel 1972 nasce in Australia lo United Tasmania Group, considerato il primo partito verde al mondo. In Italia il primo schieramento ambientalista nasce nel 1986, con un retroterra culturale importante, nel quale pensatori, scrittori, intellettuali, attivisti militanti in associazioni e riviste portano avanti la battaglia per la tutela e la difesa del territorio nonché una critica, anche feroce, nei confronti della società consumista. Antonio Cederna sulle pagine del periodico “Il Mondo”, Luciano Bianciardi, autore con Carlo Cassola di un’inchiesta sulle condizioni di lavoro e vita nelle miniere del grossetano, Pier Paolo Pasolini, Danilo Dolci, Riccardo Musatti, Roberto Pane, Giorgio Nebbia, Fulco Pratesi e altri sono uniti da un sentimento d’indignazione e da una critica intransigente nei confronti della modernizzazione postbellica, responsabile del degrado paesaggistico della penisola.

1955: Elena Croce, Desideria Pasolini dall'Onda, Umberto Zanotti Bianco, Pietro Paolo Trompeo, Giorgio Bassani, Luigi Magnani e Hubert Howard fondano Italia Nostra, associazione per la cultura della conservazione del paesaggio urbano e rurale, dei monumenti, del carattere ambientale delle città.

1966: Nasce la sezione italiana del World Wide Fund for Nature.

1968: Aurelio Peccei, dirigente d’impresa, e Alexander King, scienziato, costituiscono il Club di Roma, associazione animata dalla preoccupazione per il futuro dell’umanità.

1971: l’Unesco lancia una campagna internazionale per l'ambiente, denominata Save Our Planet.

1975: È istituito il Fondo Ambiente Italiano, da una idea di Elena Croce, realizzata e sostenuta da Giulia Maria Mozzoni Crespi, Renato Bazzoni, Alberto Predieri e Franco Russoli.

1980: È fondata la Lega per l’ambiente, trasformatasi in Legambiente nel 1992.

1989: Carlo Petrini, già fondatore di Arcigola in Piemonte nel 1986, dà vita a Slow Food, «movimento per la tutela e il diritto al piacere».

Istituzioni internazionali

Dopo la Seconda guerra mondiale nascono organismi internazionali e agenzie ONU, tra cui lo United Nations Environment Programme (UNEP) e lo United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (UNESCO), dedicato in particolar modo alla tutela del paesaggio e delle città storiche. Nel corso della seconda metà del Novecento, peraltro, la moltiplicazione delle organizzazioni sovranazionali sul tema della difesa ambientale e climatica favorisce l’azione della diplomazia interna alle Nazioni Unite che puntano sulla sostenibilità, ponendola al centro degli accordi internazionali. L’ONU diventa il principale promotore nel coordinamento di progetti ambientali e nell’assistenza agli Stati membri per realizzare politiche rispettose dell’ambiente.

1970: Il 22 aprile è proclamato in tutto il mondo Giornata della Terra.

1972: A Stoccolma si svolge la conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente umano in cui s’introduce per la prima volta a scala planetaria il concetto di sostenibilità.

1983: L’ONU istituisce la World Commission on Environment and Development, da cui trae origine la Commissione Brundtland, che porta il nome della sua ideatrice, la norvegese Gro Harlem Brundtland e pubblicherà nel 1987 il rapporto Our Common Future, dove è finalmente definito il significato di sviluppo sostenibile.

1992: A Rio de Janeiro si tiene la Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (UNCED, United Nations Conference on Environment and Development).

1997: A Kyoto è approvato il documento di attuazione degli obblighi stabiliti nella convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici

2000: Centottantanove capi di Stato e di Governo firmano la United Nations Millennium Declaration, attraverso cui sono adottati otto obiettivi da raggiungere entro il 2015.

XXI secolo. Verso la sostenibilità.

All’alba del nuovo millennio, la sostenibilità, da concetto ecologico marginale, si trasforma in una realtà riconosciuta che acquista sempre più centralità in ogni campo del sapere, del mondo accademico, della politica, della società e della tecnologia. Istruzione, salute, pianificazione urbana, design, architettura, agricoltura, alimentazione, trasporti, gestione di rifiuti sono solo alcune tra le molte declinazioni del concetto. Gli obiettivi riguardano il cambiamento climatico, la green economy, le energie rinnovabili, la lotta contro la povertà e la disuguaglianza globale.

Gli impegni internazionali

2002: A Johannesburg si tiene il vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile, che mette in chiaro come questo sia fondato su tre fattori interdipendenti: tutela dell’ambiente, crescita economica e sviluppo sociale.

2005: Il Protocollo di Kyoto entra in vigore, ratificato dai maggiori paesi industrializzati ma non dagli Stati Uniti: Giappone, Europa occidentale e alcuni singoli Stati americani accelerano così gli sforzi per ridurre le emissioni.

2012 Rio de Janeiro, Conferenza Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile detta Rio+20.

2015: A New York si tiene il summit per l’adozione della 2030 Agenda for Sustainable Development.

Dal pensiero all’azione: la lotta contro la globalizzazione

1999: si svolge a Seattle una grande manifestazione popolare in occasione della conferenza della World Trade Organization: nasce così l’anti-globalization movement, che in Italia assume la denominazione di Movimento No-global.

2004: Vandana Shiva, fisica ed economista oltre che ambientalista, fonda Bija Vidyapeeth – letteralmente la scuola dei semi - dove si organizzano incontri sulle tecniche agricole biologiche e sugli insetticidi naturali.

2006: Serge Latouche, ne Le pari de la décroissance, elabora un’analisi critica contro «la religione imperante della crescita» e propone una riflessione sulla «decrescita serena».

2010: I premi Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, Jean-Paul Fitoussi e Amartya Sen pubblicano Mismeasuring Our Lives: Why GDP Doesn't Add Up, risultato di una ricercarcommissionata dal presidente francese Nicolas Sarkozy sulla capacità del Prodotto Interno Lordo di rappresentare ancora al meglio lo stato di salute del pianeta.

2015: Papa Francesco pubblica la Lettera enciclica Laudato Si’ […] sulla cura della casa comune, integralmente dedicata all’ambiente e all’ecologia integrale.

2018: Sulla scia della protesta di una studentessa quindicenne svedese, Greta Thunberg, nasce il movimento globale Fridays for Future, grazie al quale giovani di ogni parte del mondo si ritrovano per reclamare giustizia climatica e ambientale.

2020: È pubblicato The European Environment – State and Outlook 2020: Knowledge for transition to a sustainable Europe, rapporto commissionato dalla European Environment Agency in cui è dichiarata l’urgenza di raggiungere nuovi obiettivi energetici e climatici entro il 2030 e il 2050.